SOS Trader, creato da Pietro Di Lorenzo,da Trader da 20 anni, é uno dei primi portali di informazione finanziaria, ed è stato creato per condividere la sua operatività, poi ha dato vita a due grandi manifestazioni al centro sud Investing Roma e Investing Napoli.
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L’intervista a Pietro Di Lorenzo
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Gli inizi
Nel 1996 attorno ai 20 anni, avevo questa curiosità, e un mio amico iniziò dopo il liceo a lavorare in banca.
Ai tempi c’erano i borsini, gli ordini della mattina venivano eseguiti alle 13 e le commissioni erano del 7 per mille.
I primi anni, per sfortuna, sono stati decisamente proficui perché l’approccio quando tutto sembra semplice é leggero.
Sono stati anche la base per costruirmi perché poi quando le cose si sono messe non bene, ho capito che il periodo iniziale era un colpo di fortuna, e il periodo successivo é stato complicato, e ho dovuto fare un’analisi dei miei punti di forza e debolezza, una sorta di psicoterapia interiore perché non è facile accettare di avere avuto fortuna e ammettere i propri errori.
Ho fatto gli studi canonici, sono laureato in economia aziendale, poi ho fatto un master in gestione del risparmio, e poi varie specializzazioni tra cui la Siat.
Quando ho capito che quello che sapevo non era ancora abbastanza per guadagnare, ho fatto tutti i corsi possibili e immaginabili, avevo una sorta di bulimia informativa, leggevo tutto.
Nel 2001 é nato il sito SOS trader, è uno dei siti più longevi di finanza.
SOS Trader e cosa penso dei segnali operativi
La mia idea è sempre stata quella di affiancare alla mia attività sui mercati anche un’attività di tipo imprenditoriale, perché è un po’ nella mie corde questa sfida dell’impresa. Mi piaceva anche creare un’economia di scala, per cui tutto quello che faccio lo trasferisco, per me non ha costi dire quello che faccio sui mercati e credo che possa essere utile.
Col senno di poi é anche molto utile a me stesso, nel senso che scrivere ogni giorno mi ha responsabilizzato e mi ha dato la necessità di acculturarmi ed essere professionale, nel senso che se fai una sciocchezza con i tuoi soldi ti dispiace e finisce là, ma se crei un documento per gli altri la situazione è diversa.
Questo mi ha aiutato ad avere sempre la voglia di migliorarmi perché mi espongo ogni giorno e tendo ad essere rigoroso, oltre ad avere un reddito alternativo al trading.
Sentivo il peso di affrontare giorni o settimane non proficui, e quindi mi sono inventato gli abbonamenti obbiettivo, in cui credo che ci sia trasparenza, perché dipendono dal raggiungimento dell’obiettivo concordato. Quindi il mio interesse è allineato a quello del cliente, quando siamo in un momento di drawdown proviamo a superarlo insieme.
E oltre a questo alla fine si può avere una diversificazione perché una persona va ad aggiungere le mie operazioni alle sue e la sua equity line avrà maggiore probabilità di essere stabile.
I momenti difficili
Momenti difficili ci sono tutti i giorni, il vero problema del trading è non mollare quando il mercato è volubile.
Le strategie che utilizzavo 15 anni fa, ma anche 15 mesi fa, spesso bisogna ammettere a se stessi che talvolta non funzionano più.
E’ difficile abbandonare una cosa che ti ha dato soddisfazioni per mesi o anni.
Ma è questo il gioco dei mercati, soprattutto per quelle strategie che seguono una direzione.
Un momento molto difficile è stata l’introduzione della Tobin Tax, da un giorno all’altro, per cui se hai in portafoglio una blue chip italiana devi pagare un’imposta sul fatturato.
Sembrava una cosa light, non troppo pesante, in realtà presi le operazioni del 2012 sul mio foglio excel e feci i calcoli, e quest’imposta gravava sulla mia operatività in modo rilevante, avrei perso il 70% dei profitti se ci fosse stata l’imposta nel 2012, perché avevo un’operatività swing con una marginazione abbastanza spinta e multiday.
La Tobin Tax impatta non tanto sul plusvalore ma sul fatturato, lavora su quello che movimenti e non sul guadagno.
Quello che è successo in tre anni il mercato italiano si é asciugato e manca la liquidità.
La mia operatività da lì è molto cambiata, ora faccio solo intraday visto che la Tobin Tax è sul multiday.
L’intraday si può fare in molti modi, ho inventato il prime time trading: è un concetto che ha a che vedere con l’efficienza, cioè il rapporto tra tempo impiegato e utile realizzato. Il trading non è un mestiere pagato a ore.
Rimanere lontani dai monitor spesso è il modo migliore, avere una strategia in macchina, con stop e target.
Il tuo peggior trade
Ho sbagliato un aumento di capitale abbastanza clamorosamente su Banco Popolare. Nel tempo il modo di operare si è sempre incrementato e migliorato.
Sull’onda di un paio di aumenti riusciti bene mi sono lasciato andare, incaponito e ne é uscito un mezzo disastro.
Ogni volta che mi incaponisco faccio grosse sciocchezze.
L’intraday ti obbliga a limitare la perdita alla giornata, perché il disastro vero non lo fai nell’intraday.
La tua giornata tipo
nel tempo ho deciso di fare anche attività imprenditoriale, con la gestione di vari portali di informazione finanziare, più attività di formazione.
Faccio trading nel prime time, cioè sul mercato italiano dalle 9 alle 1030, imposto l’operatività e poi lascio correre le posizioni. Ho delle strategie automatiche che lavorano sui btp fino a mezzogiorno.
Dalle 15.30 alle 1630 seguo il mercato americano con lo stessa operatività, quindi ricercando le operazioni e poi lasciandole correre fino a fine giornata.
Per il resto del tempo seguo le altre attività, a cui si è aggiunta l’organizzazione di eventi finanziari come Investing Rome e Napoli.
Era un mio sogno di portare anche al sud la cultura finanziaria, con incontri e seminari con grandi trader ed esperti di finanza.
Mi ritengo fortunato perché poche persone riescono ad avere la loro passione principale come loro professione.
Quando lavori con amore e passione i risultati arrivano.
Cosa hai imparato dal trading?
E’ un mestiere anti-intuitivo, dove è corretto cambiare opinione, anzi ogni volta che ti innamori di un’idea è fai guai.
Non bisogna essere coerenti con le proprie idee ma sentire il mercato.
Ad es. nella vita di tutti i giorni un prezzo a sconto è un’opportunità, nel trading no, anzi spesso non è proprio il caso di comprare.
Bisognerebbe pensare ai titoli che si hanno in portafoglio come propri dipendenti: premiare quelli buoni e licenziare quelli che non lavorano bene.
Perché la maggioranza dei trader non hanno successo?
Serve la componente psicologica, la gestione delle emozioni, insieme al money management, cioè la capacità di tenere il rischio sotto controllo.
Tutti si focalizzano troppo sulle tecniche e sulle strategie, su come settare un indicatore, per me sono irrilevanti.
La capacità di gestire le emozioni, legate a delle credenze che non sono limitanti ma ti consentono di tirare fuori il meglio di te.
La testa fa la differenza, avere un ego troppo sviluppato per me é deleterio.
Quando ho provato a formare persone che hanno avuto successo nella vita ho fatto sempre una gran fatica, perché bisogna mettersi in gioco, partire da zero, ed essere molto umili.
Il trading non è un mestiere per tutti, bisogna avere una certa predisposizione, che non è il talento o la capacità di calcolo, bisogna avere un atteggiamento e delle caratteristiche peculiari.
Se sei uno che si incaponisce e vuole avere sempre ragione, è molto difficile.
Ci sono persone che non riescono ad essere disciplinate e rigorose.
Quando sia con un loss che con un guadagno chiudi la porta dell’ufficio con lo stesso stato d’animo, quella è la svolta, capisci che è il tuo mestiere e fa parte del gioco avere le giornate storte, e questo non aumenta né diminuisce la stima che hai di te.
Finché non hai questa consapevolezza è difficile gestire le emozioni che ti innescano queste giornate di trading.
COSA CONSIGLI A CHI INIZIA?
Fare un processo di apprendimento, che nasce dalla teoria ma anche dalla pratica.
In questo ambiente c’è anche molta fuffa.
Anzitutto studierei quindi se fossi all’inizio.
Uno dei miei sogni era portare il trading nelle università: grazie ad un professore illuminato, il prof. Bianchi, a inizio ottobre partirà un master di finanza operativa all’Università di Cassino, “Analisi quantitativa e tecniche dei mercati finanziari”. Il 50% dei docenti saranno trader che ogni giorno si sporcano le mani sui mercati, ci saranno Caruso, Biocchi, io stesso.
Vent’anni fa le informazioni erano scarse, ora c’è il problema opposta: troppe informazioni ti fanno perdere il focus.
Prima di cominciare c’è la necessità di selezionare informazioni di qualità.
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Intervista di Italian Indie a Pietro Di Lorenzo
Analisi quantitativa e tecniche dei mercati finanziari Master Università di Cassino
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