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Vita da Trader: il Blog di psicologia del trading

Impara dai trader di successo

Intervista di Annabella D’Amico a Le Fonti TV

25/07/2018 - Lascia un commento

Ascolta “Intervista Le Fonti TV Elena Sanjust” su Spreaker.

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L’intervista di Annabella D’Amico a Le Fonti TV

A. Come sei arrivata a specializzarti nel ramo della psicologia del trading, come Coach (e non psicologa, che sono due professioni diverse)?

E. Ho iniziato a fare trading realmente nel 2012, mentre mi ci sono avvicinata nel 2005 e poi fino al 2011 è stato solo uno studio teorico.

All’inizio è andata molto bene, anche perché ho cercato e trovato diverse persone serie che facevano formazione, e questo ha aiutato l’accorciamento dei tempi.

Fare trading è una professione che necessita di molto studio.
Poi quando andiamo sul mercato entrano in gioco tutta un’altra serie di fattori, legati alla parte emotiva e ai nostri pensieri.

Dopo questa partenza molto buona, ho avuto i miei momenti bui, in conseguenza dei quali per poter riprendere in mano la situazione ho dovuto mettermi a lavorare sulla parte emotiva, perché comunque i danni che mi sono fatta non erano dovuti ad un errore tecnico o strategico, ma ad un fattore emotivo.
Per approfondire questi aspetti sono chiaramente dovuta andare all’estero, facendo dei corsi con dei coach americani, perché comunque in Italia non c’è nulla a livello di formazione seria su questi temi.

Nel frattempo era nato l’inizio del progetto Vita da Trader con le prime interviste.

A. La tua passione per il trading è stata immediata?
E. Sì. Io ho una formazione fondamentalmente matematica, per cui per me non era complicato da capire, e quindi sembrava ancora più facile.
Di fronte ad una formula o un insieme di statistiche non mi spavento, sono cose che avevo già nel DNA, eppure non bastava.

Quando le cose vanno bene, ti ringalluzzisci parecchio, diventi arrogante, ti dici “guarda come sono brava”, e quindi inizi a fare delle scelte che vanno contro quella che è la tua propensione al rischio, che poi comunque viene fuori.

Io ero già libera professionista, e questo mi ha avvantaggiato perché non avevo la mentalità da dipendente che ha qualcosa di sicuro e di fisso, ma dovevo portare a casa qualcosa ogni mese lo stesso.

E questo crea una pressione psicologica che non è per niente facile da gestire.

Dopo soli due anni e mezzo che facevo trading in reale ho fatto il grosso errore di passare da un conto piccolino ad uno dieci volte più capitalizzato.

Ma non si può chiedere al mercato lo stipendio, almeno non mensilmente.

Una persona dovrebbe togliere dal capitale che vuole usare nel trading lo stipendio dei prossimi due anni, e poi fare i conti a fine anno. Se invece si vuole ogni mese portare a casa lo stipendio, non è detto che ci si riesca, e quando non succede si innescano tutta una serie di meccanismi.

A. Quindi ti sei trovata in un momento non particolarmente felice rispetto a come avevi iniziato, e da lì è partito questo percorso che ti ha portato a diventare quella che sei oggi, ad avviare una professione che non è molto frequente.
E. Il coaching adesso in Italia si è diffuso abbastanza ed è una professione che prevede degli studi, non è molto conosciuta.
Riguarda il fatto di facilitare nelle altre persone lo sviluppo delle potenzialità che già hanno, quindi non si tratta di psicoterapia o psicologia che vanno ad aiutare la risoluzione di un problema.

In questo campo, ad esempio, se mi accorgo che qualcuno manifesta i comportamenti della ludopatia, lo indirizzo altrove perché c’è bisogno di terapie di un altro tipo.

A. Volevo entrare nel dettaglio di quello che fai. Nel tuo sito dici che essere un trader è diverso dal farlo
E. Secondo me più che altro, fai trading davvero quando sei diventato trader.

E’ un lavoro dove non puoi separare chi sei da quello che fai.

In realtà questo succede in tutti gli aspetti della vita, ma nel trading è molto più evidente, è tutto estremo.

A. Mi puoi confermare che riflette quello che una persona è, sia nella sua forza che nella sua debolezza.
E. Possono però essere sfruttate entrambe: ci sono milioni di modi diversi di fare trading.
Vale vecchio detto “conosci te stesso” che ci arriva dagli antichi greci: ho dei punti di forza, ho dei punti dove posso fare più errori, dove sono portato a non essere a mio agio.

Se io capisco questo, riesco a trovare il tipo di mercato, il tipo di strategia, la giornata in cui posso fare trading meglio o peggio.

Non tutti i giorni sono uguali.

Ma se sto pensando a qualche problema personale, che mi sta agitando, molto probabilmente andrò a perdermi quello che sta succedendo davvero sul mercato, perché in quel momento non lo vedo o vedo una cosa diversa da quella che è.
Abbiamo sempre un filtro percettivo.

Ci possono essere dei giorni dove io nel grafico vedo delle cose che voglio vedere, ma non è detto che ci siano.

Se riesco a capire prima che quel giorno va così, posso stare più attento, cercare di capire se è una giornata in cui non sono allineata col mercato, non sono in sintonia.

I mercati hanno un’armonia che è fantastica, ma non sempre siamo in grado di entrare in questo flusso.

A. Le perdite non sono inevitabili?
E. Una parte di perdite sono inevitabili, perché non esiste una strategia dove si guadagna 100 volte su 100, e questo è già un problema grosso da accettare, perché in altri campi non funziona così.
Hai dei costi, ma li abbiamo anche nel trading, dall’elettricità, ai computer, alle commissioni, una serie di costi assimilabili a quelli di un’impresa.

In più c’è il costo di una strategia che avrà una certa percentuale di perdite, e questo ogni volta va a dare un colpo alla nostra parte che vuole “vincere”, affermarsi e avere ragione.

Arrivare ad accettare le perdite anche naturali è un percorso lungo, ogni volta viene inferto un colpo alla nostra autostima.

Ogni volta ci chiediamo e dobbiamo chiederci se l’errore è nostro oppure è uno dei casi in cui la strategia va in perdita, ogni volta ci dobbiamo mettere in dubbio.

Dobbiamo abituarci al fatto che è un confronto continuo con il valore che diamo a noi stessi, che non deriva dal risultato di quell’operazione, ma da come l’abbiamo gestita.

Se un’operazione è stata gestita bene, se abbiamo fatto quello che dovevamo fare, è andata bene anche quando il risultato è negativo, ma il dirlo e il farlo ci sono dei passaggi di struttura che uno si deve costruire.

A. Ecco, su come imparare a gestire l’ansia del clic dopo una perdita, a gestire i propri impulsi, c’è un percorso?
E. Quello che propongo io parte dalla gestione emotiva, perché le emozioni sono una componente biologica, nascono dal sistema limbico (che è una parte del cervello antico), che produce determinati ormoni.

Poi arriva alla parte cognitiva, razionale, che la riconosce come sensazione, ma molte frazioni di secondo dopo.
L’emozione c’è già stata e ha già lanciato una serie di segnali.
Se sono troppo forti di paura, il nostro cervello entra in modalità di difesa e cercherà di metterci in salvo, con la fuga o il congelamento.

L’unica cosa che possiamo fare è andare a rieducare a livello fisiologico, tramite esercizi di respirazione che è l’unica cosa che connette in modo diretto il nostro fisico alla nostra parte emotiva e al pensiero.

Se provi a respirare velocemente, e ti porti in iper ventilazione, anche i tuoi pensieri accelereranno, oltre al battito, e accade anche l’inverso, per cui attuando una serie di respirazioni apposite, si abbassa il battito cardiaco e di conseguenza si riporta anche la mente in stato di calma.

Per cui anche nel giro di pochi minuti possiamo riguardare un grafico in maniera diversa, l’importante è legarsi le mani nel frattempo ?

A. Qual è la storia che ti ha colpito di più, tra quelle delle interviste?
E. E’ difficile dirlo, perché con alcuni sono diventata amica, sicuramente la prima quella con Marco Ciucci che è il mio mentore, quella con Lapidari, in cui abbiamo parlato di trading e di amore, perché sia per me che per lui sono due cose che vanno insieme.
A. Anche il cuore ha la sua importanza oltre che la testa, no?
E. Il trading è qualcosa che scatena una grande passione in chi lo fa e continua a farlo, tutti quelli che ho intervistato lo fanno per passione, poi chiaramente devi trasformarlo in un’attività profittevole e agire anche da imprenditore.

Ma c’è questa spinta, altrimenti non potresti passare 10 ore al giorno e le notti a studiare, perché è una cosa difficile, ci vuole veramente tanto studio.

Molti di quelli che fanno trading soprattutto discrezionale sono persone molto passionali, si buttano nelle cose al 100%, è chiaro che poi sia nella vita che nel trading ci prendiamo dei gran treni in faccia.

A. Quali sono le tue caratteristiche, come sei fatta?
E. Io sono molto calma e paziente, ma allo stesso tempo sono anche impulsiva, quando una cosa la voglio fare la faccio, non c’è niente che mi può fermare, se non appunto un treno che mi travolge, ne ho presi diversi.
A. Qual è il tuo metodo per operare?
E. Io seguo il metodo del mio mentore che appunto è Marco Ciucci, quindi un’analisi temporale, dei volumi e del movimento del prezzo.

Prima di tutto viene il tempo, sarà che essendo una donna mi sento già legata ad una ciclicità delle cose, e quindi ho trovato in questo metodo qualcosa che già mi apparteneva, non è un metodo che possa andar bene a tutti:

qualunque metodo deve essere già in sintonia con chi sei tu, per quello è importante sapere chi sei.

Se uno è una persona estremamente calma e che per prendere una decisione ha bisogno di fare molte riflessioni, è meglio che non vada a fare un corso di scalping, anche dal più bravo scalare del mondo, perché potrà insegnargli il metodo ma non potrà passargli la sua struttura interiore per poi poterlo attuare.

Quindi tornando al mio metodo, si parte dalla fase temporale e poi si cercano le occasioni guardando i volumi, cioè l’ingresso degli operatori grossi, e come si comporta il prezzo in determinate aree.

Questo mi permette anche di fare tante altre cose oltre al trading, perché io so se è una fase in cui si fa più fatica, e io non sono così brava, Marco riesce a trovare operazioni tutti i giorni, anche nelle condizioni più difficili, io no.

Per cui sulla mia scrivania ho i tre monitor dei grafici a sinistra, e a destra un altro computer per fare altre cose, e quindi sono 6 anni che ho un occhio da una parte e uno dall’altra.

A. Negli ultimi anni, vedi che le donne sono aumentate in questo settore?
E. Sono sempre state poche, non mi sembra ci sia tutto questo interesse.

Probabilmente, avendo sempre gestito il denaro in famiglia nelle generazioni passate, c’è una minore propensione al rischio di fondo, e il trading giustamente viene percepito come una cosa pericolosa.

Per fare trading bisogna affrontare il giudizio degli altri, che molte volte è molto pesante, e questi altri possono essere anche la tua famiglia e i tuoi affetti più vicini, che ti criticano e non capiscono.

Per cui nel momento in cui uno decide di farlo, deve riuscire a farlo senza un supporto emotivo.
Ad es. al contrario ad es. Anna Resti Bontoi raccontava di avere avuto la fortuna di essere capita e sostenuta in tutte quelle fasi difficili, nelle fasi di studio e di pochi risultati che per forza di cose all’inizio ci sono, ma non è sempre così.

A. Qual è la prima cosa che ti chiedono quando si rivolgono a te?
E. Tante volte sono storie abbastanza difficili, io mi trovo molto più spesso a dire “per favore smetti di fare trading” piuttosto che “fai il mio corso”.
Quando arrivi ad aver superato tutta una serie di limiti che dovevano esserci prima, e hai perso troppo, hai perso tutto… dove vogliamo andare?
Prima ti fermi, ritrovi una solidità economica e mentale, ricostruisci la famiglia che nel frattempo è andata distrutta…
A. Quindi il consiglio che ti senti di dare a chi vive un momento particolarmente difficile è quello di fermarsi?
E. Sì di fermarsi, o almeno di cercare di limitare i danni, e lavorarci sopra, perché non basta fermarsi e poi le cose si sistemano da sole.

Perché se ti rendi conto di aver fatto degli errori non di strategia, ma di comportamento, e non una volta sola, ma ripetutamente, l’unica è andare a capire perché è successo.

Per questo mi arrabbio tantissimo con quelle persone che si lamentano “ho fatto il corso xyz, ma a me la strategia non funziona”…
Fatevi due domande. E’ vero che ci sono tante truffe, ma ci sono anche tanti trader che usano una loro strategia che a loro funziona, ma questo non può garantire che funzioni anche a te.

Non sarai mai la copia di quello che l’ha inventata, e poi non l’hai inventata tu, già questi sono due aspetti importanti da tenere in considerazione.

O hai la fortuna di trovare qualcuno che abbia una strategia in cui ti puoi rispecchiare abbastanza da poterla mettere in pratica, e in ogni caso la devi riadattare anche a te stesso.
L’esempio più eclatante: Borsi, è un Varenne del trading, non possiamo pensare di diventare come lui, ma nemmeno se stessimo seduti di fianco a lui e ci raccontasse tutto.
Le cose che fa le fa perché lui è fatto così, quindi o sei fatto così o semplicemente non riuscirai a farle.

E’ come vincere una gara di Formula 1 o essere campioni del mondo di tennis, non ci arriviamo tutti, però possiamo lo stesso giocarcela, ma non è detto che arriveremo mai a quei livelli.

Ci sono le eccellenze ed è tutto un insieme di fattori che ti fa arrivare lì, come in qualsiasi altro campo.

Il più è capire che in questo caso la competizione non è con il mercato, il mercato non ce l’ha con noi, ma con noi stessi.

 

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